Ritorno a un vecchio drama che ho visto tanto tempo fa e che non ricordavo minimamente. Dalla prima puntata mi rendo conto di come siano cambiati nel corso di uno o due decenni i drama. E soprattutto ricordo perché mi abbiano presa così tanto sin dal principio. Quindi sì, Oh My Venus mi è piaciuto la prima volta e si è riconfermato anche la seconda, nonostante tutti i difetti e i cliché che affronteremo in questo articolo!
Oh My Venus è un drama Sudcoreano del 2015, composto dai canonici 16 episodi, con un prestantissimo So Ji-sub affiancato dalla splendida Shin Min-a. Si tratta di una rom-com molto leggera che ha come tema principale la salute e la forma fisica.
Kim Young-ho (So Ji-sub) è il figlio di una famiglia ricca che da bambino ha sofferto di problemi di salute, ed è per questo cresciuto in America dove si è specializzato in medicina e si è affermato come personal trainer sotto lo pseudonimo di John Kim, all’insaputa della sua facoltosa famiglia. Tornato in Corea si imbatte più volte in Kang Joo-eun (Shin Min-a), un’avvocatessa in conflitto con il proprio aspetto fisico poiché non più in forma come la ricordavano da ragazza quando tutti la chiamavano “la Venere di Daegu”. Quando Joo-eun scopre di avere a che fare con John Kim troverà il modo per farsi aiutare e riacquistare la sua vecchia forma fisica.
È un drama con una quantità di cliché da poterci fare un gioco alcolico ed essere ubriachi già a metà della prima puntata, ma con una chimica tra i protagonisti davvero forte e personaggi secondari che ami & odi proprio con tutto il cuore.
Partiamo dai primi minuti con il cliché dei cliché: Joo-eun era la ragazza più amata, corteggiata, popolare del liceo, dal carattere forte e brillante. Quindici anni dopo è ben diversa da com’era da adolescente: ha perso la sicurezza in sé, si è lasciata andare e la sua forma fisica non è al top, elemento che la caratterizza come impacciata e buffa. Una sorta di Bridget Jones col passato da diva.
Neanche il tempo di dire ma dai non me l’aspettavo che entra in scena il secondo cliché a gamba tesa: il suo ragazzo storico, Im Woo-shik (Jung Gyu-woon) dopo ben quindici anni di fidanzamento in cui non si è mai deciso a chiederle di sposarlo, la invita a cena e… indovinate un po’? La molla.
Niente panico: finalmente ci presentano Kim Young-ho che – principe azzurro levate – è personal trainer, medico, nutrizionista, dio dell’Olimpo, futuro Direttore Generale della società della nonna (chaebolino ogni minestra ©), con il dono di trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto. Torna dall’America – e da dove se non altro? – portando con sé Jang Joon-sung (Sung Hoon) e Kim Ji-woong (Henry Lau), che per comodità chiameremo Pupillo 1 e Pupillo 2, sotto la sua ala protettiva.
Le prime 5-6 puntate si concentrano sulla trasformazione di Joo-eun in stile Cenerentola accompagnata da tre ragazzi come fata madrina: una versione nettamente più divertente grazie alle gag comiche e ai pettorali.
Bene… Dove lo trovo John Kim?
Il rapporto che si instaura tra Young-ho e i due Pupilli è quasi paterno, così forte che a volte fa commuovere, ed è bello vedere come pian piano tutti e tre si legano alla protagonista.
Ma non abbiamo ancora parlato dell’antagonista: l’ex di lui dall’America? L’amica di famiglia perfetta? No, ben peggio: l’ex migliore amica di Joo-eun dei tempi dell’università Oh Soo-jin (Yoo In-young), una volta timida e sovrappeso, ora donna in carriera e dalla taglia XXS, che riappare nella vita di Joo-eun sotto forma prima di amante del suo ragazzo e poi come suo capo in ufficio.
Carramba che sorpresa!
Si potrebbe aprire una parentesi su come viene affrontato il tema dell’aspetto fisico (con un bel body shaming alert) però vorrei considerare l’epoca e il contesto in cui viene trattata questa storia. Possiamo dire che la Corea del Sud è famosa per i suoi canoni estetici molto rigidi. Ma si tratta di un tema delicato, e che in questo contesto credo vada preso così com’è, utile sostanzialmente ai fini della trama in cui una ragazza in sovrappeso si rivolge a un personal trainer per poi finire tra le sue braccia.
Il duro allenamento di Joo-eun si alterna con le scene della relazione tra l’ex ragazzo Woo-shik e l’ex amica Soo-jin che al momento vincono il Premio Infamia per cattiveria e meschinità.
Una volta che Cenerentola raggiunge il proprio obiettivo (ossia, rimettersi in forma per così dire) possiamo goderci un po’ di drammi:
Arrivismo: il fratello della moglie del padre di Young-oh vuole spazzare via ogni minaccia alla sua carriera e cerca di investire il protagonista.
Pianti: La rarissima sindrome di Young-ho, ormai ribattezzato “kocchinim” (signor Coach) è stata sconfitta ma si ripercuote con effetti psicosomatici. Diventa comunque Direttore Generale per merito di leggi feudali tipiche delle chaebol coreane (vedi: “è figlio di”).
Angst: Soo-jin sempre più malvagia e sull’orlo di una crisi di nervi, tortura la protagonista mentre i vari personaggi secondari affrontano problemi familiari come l’abbandono, il maltrattamento, e un sacco di altre cose belle che in un drama non dovrebbero mai mancare (no?). Ah, che vita noiosa che faccio!
In seguito all’incidente (tentato omicidio cough cough) Young-oh è quasi paralizzato e, siccome non vuole mostrare la sua debolezza per proteggere Jo-eun, decide di fare la mossa più tipica di un first lead: sparire.
Per un anno.
Intero.
E io mi chiedo perché?? Cos’è questa fissazione per le “prove d’amore” dove se hai un problema, allora devi rincarare la dose allontanando tutto e tutti per provare qualcosa a te stesso?
C’è una cospicua quantità di drama soprattutto quelli più vecchi, in cui questa dinamica masochista si ripete sempre nello stesso modo. Because this is my first life, Coffee Prince, Fight for my way, Doctor John, Do Do Sol Sol La La Sol… e potrei continuare per un bel po’.
Eppure, sono tutti drama ambientati nell’epoca dell’iperconnessione con telefoni, email, social media, lettere, piccioni viaggiatori eccetera. Capisco il senso profondo del gesto, ma anche un po’ meno profondità!
Secondo me il drama avrebbe potuto concludersi con l’episodio 14. Lui torna e si intavola il lieto fine con belle parole, amicizie recuperate (Soo-jin smette di torturare la nostra Joo-eun ed è subito BFF… whaaat?), ma agli scrittori sembra poco ed ecco due puntate aggiuntive tutte di fan service e flashback che fanno praticamente il riassunto non richiesto del drama.
Cosa dire… mi è piaciuto. Un drama rassicurante perché accade esattamente tutto ciò che vuoi vedere, cliché compresi, ma con una giusta dose di dramma e momenti divertenti. I personaggi lavorano insieme come una sorta di grande famiglia di cui vorresti far parte.
La mia scena preferita resta sicuramente la dichiarazione d’amore di Young-oh dove disfa lentamente la sciarpa di lana di Joo-eun in cui si nasconde un anello di fidanzamento. Romantica, poco plateale, dolce e totalmente inaspettata (se non l’hai già visto almeno una volta!).
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