Sistema scolastico e pietà filiale.
Due personaggi mi hanno fatto molto pensare, e a volte mi sono trovata anche a inveire contro lo schermo del computer. Al di là del tema dell’abbandono che impregna l’intero drama, il personaggio di Qi Ming Yue (Sun Yi) mi ha fatto incuriosire sul sistema scolastico, sarà anche perché ha risvegliato in me diversi ricordi e critiche sul nostro di sistema. Non che ritenga il loro migliore in assoluto, anzi, ma io sono una fan delle vie di mezzo, e a guardarsi intorno c’è sempre da imparare e da migliorare.
Il sistema d’istruzione cinese ha una suddivisione molto simile a quello italiano, eccetto per la durata di scuola elementare e di quella superiore che in Cina durano rispettivamente 6 e 3 anni.
Ciò che cambia molto sono le materie che vengono insegnate. Alle scuole elementari, oltre alle discipline canoniche, vengono trasmesse nozioni di morale etica e politica. Fin dalla scuola materna gli insegnanti educano i bambini secondo l’arte del “buon cittadino”, perseguendo dei valori di matrice confuciana e comunista quali la collettività, la disciplina, il rispetto delle regole e della gerarchia. Quindi, l’idea di base è che ciò che è bene per la società lo è anche per l’individuo. E anche alle scuole medie insegnano ideologia e scienze politiche, tecnologia e informatica.
A fine ciclo scolastico ci sono due esami fondamentali: Il Zhongkao, che determina il superamento della scuola media e l’ammissione alla scuola superiore desiderata, e Il Gaokao, il test di ammissione all’università.
Viene dato un valore positivo all’emulazione e alla competizione, perciò la ricerca della perfezione porta alla ripetizione ossessiva della pratica emulando il più bravo e superando sempre i propri limiti. A causa della forte competizione per entrare nelle migliori università, molte scuole tengono lezioni mattutine extra in scienze e matematica anche di sabato e spesso organizzano corsi serali di autoapprendimento per continuare i compiti o per prepararsi ai test.
Inoltre, durante la settimana e nei weekend, i ragazzi sono impegnati in attività extracurriculari stabilite dalle loro famiglie. La pressione competitiva è molto elevata anche perché le università e le scuole superiori, soprattutto quelle più rinomate, sono poche in rapporto alla popolazione cinese.
Un’altra cosa molto importante è l’attenzione riservata alle attività fisiche.
La maggior parte delle scuole iniziano al mattino presto, almeno un’ora prima rispetto alle nostre abitudini. Ogni mattina, una mezz’ora circa viene dedicata a pratiche di arti marziali per rilassare il corpo e i muscoli e iniziare al meglio la giornata.
La disciplina marziale più insegnata e diffusa nelle scuole è il Tai Chi, efficace sull’elasticità muscolare, sul controllo della respirazione e della postura e sulla riduzione dello stress. E un’ora di attività sportiva è prevista anche dopo scuola.
Ma un altro personaggio che mi ha fatto penare è Ling Xiao (Song Weilong).
Perché dopo essere stati maltrattati, abbandonati, nessuno dei personaggi, e Ling Xiao in particolare, riesce a opporsi totalmente o a staccarsi dalla propria madre?
Questo mi ha riportato al confucianesimo e ai principi della pietà filiale, spiegando anche tanti dei dialoghi che si sviluppano durante le quaranta puntate, come quelli sulle aspettative delle signore del vicinato sui tre ragazzi, che una volta realizzati dovranno prendersi cura dei propri genitori.
Ne Il confucianesimo di Maurizio Scarpari vengono riportati i principi basilari della dottrina confuciana: «l’amore e il senso di dovere verso i familiari, che devono manifestarsi privilegiando i genitori, poi i fratelli maggiori, per poi essere estesi a tutti gli altri». (p. 191)
Questi si manifestano nell’obbedienza ai desideri dei genitori, nel prendersi cura di loro quando sono vecchi, e nel lavorare sodo per poterli ricompensare materialmente.
Il concetto di pietà filiale si trova, oltre che nel confucianesimo, anche nel buddismo, nel taoismo, nel confucianesimo coreano, nella cultura giapponese e in quella vietnamita.
Il confucianesimo è una tradizione filosofica-religiosa ancora molto studiata, che ha dato vita a molti dibattiti. Ma in questa tradizione vi è la chiave della distanza culturale che c’è tra il mondo asiatico e quello Occidentale. Perché il mondo va avanti, la società cambia, ma le radici di un popolo sono lunghe e solide, e dalle nostre profonde radici possiamo crescere e guardare avanti senza mai cadere.
Riferimenti:
M. Scarpari, Il confucianesimo, Einaudi, Torino 2010
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